Museo Civico

Ultima modifica 11 novembre 2022

ORARI DI APERTURA 

MUSEO

  • Mercoledì, venerdì e sabato 9-12.30

Nei pomeriggi su richiesta, durante l’apertura della Biblioteca

 

Responsabile: dott.ssa Damiana Tentoni

Fondato nel 1907 grazie a donazioni private, il Museo Civico nel tempo si arricchì di varie testimonianze della storia locale. Saccheggiato dagli stessi Pizzighettonesi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1969 venne ricostituito nella sede attuale con reperti provenienti dal fiume o dai terreni circostanti l’abitato, esposti in sezioni ordinate cronologicamente.

Sezione paleontologica e preistorica

Presenta resti ossei di mammiferi vissuti nell’ultima fase dell’Era Quaternaria (35.000-10.000 anni fa), tra i quali proboscidati, cervidi, bovidi e ursidi, emersi dall’Adda.

Il materiale preistorico e protostorico consta di raschiatoi in selce del Neolitico (7.000-3.000 a.C. circa), frammenti di vasellame e armi dell’Età del Bronzo (2300-1000 a.C.), oggetti d’uso quotidiano dell’Età del Ferro (900-100 a.C.). Inoltre, nella sezione è collocata una piroga monossile.

Sezione romana

Espone tracce della presenza romana nel territorio: anfore, lucerne, utensili per la cura della persona, proiettili per fionda. I reperti più importanti sono due frammenti di tabula patronatus del Collegium Centonariorum Laudensium, l’associazione dei commercianti di tessuti di Laus Pompeia (Lodi Vecchio) che dedicò, nel 166 d.C., il documento a un cavaliere romano. I frammenti, in bronzo inciso, provengono anch’essi dal fiume.

Sezione delle armi

Conserva armi bianche databili tra il XIV e il XX secolo: spade, pugnali, armi in asta, una celata, oltre a un piccolo nucleo di armi da fuoco e cimeli risorgimentali, questi ultimi appartenuti al capitano pizzighettonese Paolo Antonio Losio (1824-1887), che combatté nell’esercito sabaudo durante le Guerre d’Indipendenza. Le armi, ritrovate nell’Adda o donate da privati, attestano l’importanza della fortezza di Pizzighettone nel corso dei secoli.

Sezione delle terrecotte e degli oggetti d’arte

Custodisce ciò che resta del primo museo dopo le spoliazioni del 1945: terrecotte rinascimentali, una tavoletta da soffitto della bottega dei Bembo (metà XV secolo), un rilievo marmoreo raffigurante San Girolamo in preghiera di ambito veneto (fine XV- inizi XVI secolo), le statue delle quattro Virtù cardinali attribuite alla cerchia del Bambaia (prima metà XVI secolo), oltre a intarsi lignei e marmorei sei e settecenteschi di produzione cremonese e lombarda.

Sezione delle ceramiche rinascimentali

È costituita da un nucleo di stoviglie rinascimentali emerse dallo scavo di una discarica connessa alla mensa della fortezza e scoperta nelle mura nel 2002. Oltre alle stoviglie da mensa e da cucina, ascrivibili agli ultimi decenni del XV secolo e ai primi del XVI, nello scavo sono stati trovati resti organici che hanno fornito interessanti informazioni sull’alimentazione e le colture praticate nella zona a quell’epoca.

Sezione di arte contemporanea

Raccoglie dipinti, incisioni, acquerelli, disegni, sculture di artisti contemporanei, in gran parte del Nord Italia. Formata negli anni Settanta del Novecento dal pittore Enrico Della Torre, comprende opere dello stesso Della Torre, di Luigi Dragoni, Piero Giunni, Pierluigi Lavagnino, Gina Maffei, Gino Meloni, Elena Mezzadra, Mario Negri, Giancarlo Ossola, Pietro e Dimitri Plescan, Pierantonio Verga, Carlo Vittori e altri. La raccolta, pur nelle dimensioni molto ridotte, illustra esempi della produzione artistica italiana del XX e XXI secolo, concludendo un percorso che accompagna il visitatore attraverso la storia e le radici di un territorio.